sabato 7 agosto 2010

Grande impianto luci


(Si avvisano i gentili lettori che il presente post è stato composto da Agnese P. mentre il suo SuperIo si faceva la doccia dopo il concerto degli U2. Ci scusiamo pertanto anticipatamente per ogni forma di quindicennismo.)

Intanto l'Olimpico di Torino non è uno stadio ma una bomboniera, uno scrigno, un posticino dove stai in curva e ti pare di stare a centrocampo. Entrata liscia come l'olio. Posticino comodo comodo (un po' di invidia per quelli sul prato si si).
Il palco è una cosa mastodontica, me lo avevano racontato ma vederlo già da spento fa impressione.
Poi arrivano, lo accendono, e ditemi quel che volete, che sono noiosi, vecchi, passati, malati di gigantismo (come scrive Gino Castaldo in un bell'articolo su Repubblica Torino), in cerca di una nuova strada, tutto quel che volete ma si accendono le luci e questi ti tirano giù un concerto che fa tremare il cielo.

Si comincia con Space Oddity, pochissimi omaggi al passato (solo Sunday Bloody Sunday e The Unforgettable Fire, niente Pride, New Year's Day) tanta tanta batteria e momenti disco, Desmond Tutu, Aung San Suuki, Elton John, David Bowie, il compleanno di Edge, i saluti a famiglia e figli presenti, la dedica a Ennio figlio di amici, i ringraziamenti per il sostegno durante lo stop per l'ernia, a Bill Gates e Paul Allen per le donazioni nonostante lo sponsor sia BlackBerry.

Bono salta come un grillo, canta a gambe divaricate sulle casse, fa l'altalena sul microfono.
Una serata tiepida di brezza, gli U2 sono stati la mia prima band, questo è il sesto concerto e ogni concerto è uno spicchio della mia vita. Al prossimo.

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